Une Croix de Lys, di Davide Gorga

Il 30 maggio si ricorda la memoria di Giovanna d’Arco: che è anche la nostra patrona, se par poco. La ricordiamo nella maniera che ci piace, con un racconto “laterale” del nostro Davide Gorga.

Tamburi per le vie di Reims; la musica si fondeva con la luce che spioveva benedicente sulla facciata della cattedrale e, all’interno, si tingeva dei cento colori delle vetrate, come una sovraterrena, stilettante armonia che avvolgeva la folla, i sacerdoti, il bianco stendardo vicino all’altare con i suoi gigli splendenti e la ragazza in piedi, le lacrime agli occhi, che guardava in tralice oltre le mura di solida pietra: la neve della partenza, il maggio della speranza, le voci e i colori di una Orléans in tripudio, nonostante la stanchezza, le ferite, il sangue versato. Ora il sogno era ancora più vivido, mentre in lontananza le mura grigie si fondevano con una nebbia innaturale e malsana; d’intorno, il bosco e i fiori che parevano essersi ammutoliti nell’attesa.

Gli zoccoli di un cavallo si fermarono a pochi metri, un cavaliere in armatura, il blasone a croci e leoni rampanti inquartati, ne discese e, levandosi l’elmo, si avvicinò: «Bastardo, la pattuglia è ritornata», gli annunciò, con quello sguardo obliquo da brigante che non lo aveva mai abbandonato.

Avvolto nel suo blasone dal lambello d’argento, fu tratto a forza dal suo fantasticare; arrotolò l’ultima pergamena siglandola velocemente col suo soprannome che era noto in tutto il mondo conosciuto, Il Bastardo d’Orléans, e che per lui era un segno d’orgoglio e di distinzione, e chiese, seccamente: «E allora!?»

«Niente da fare,» rispose l’altro; «la Porta di sant’Ilario è chiusa come una noce acerba! Se non la aprono dall’interno non potremo sfondarla, senza artiglieria.»

Il Bastardo annuì. Non stava comandando una campagna di guerra, ma una “impresa segreta”, come l’aveva definita suo cugino, il re Carlo VII, che si fregiava ormai del titolo di Vittorioso, ma che non era stato in grado di racimolare l’intera somma del riscatto di Giovanna la Pulzella; il Bastardo si era dovuto accontentare di meno di un terzo, tremila lire tornesi, ed era partito, sotto la bandiera di Xaintrailles, che ora gli stava dinanzi, per Rouen. Aveva sperato di sottrarre la ragazza ai suoi aguzzini durante uno dei trasferimenti di città in città che erano stati così frequenti, ma ora, a Rouen, tutto si era fermato in un’immobilità di nebbia e di rugiada che pochi uomini fidati erano riusciti a chiarire, infiltrandosi nella città e rivelando la più nefasta delle notizie: era in corso un processo dell’Inquisizione: se Giovanna fosse stata rinchiusa in una prigione della Chiesa, sarebbe stato impossibile salvarla. Ma guardando il sole ormai basso sull’orizzonte, che proiettava stralci di fiamme sulla città, il Bastardo fu preso da un’inquietudine mai provata prima, né quando era prigioniero, né sui campi di battaglia.

Chiese del vino a un suo attendente, e presto il mondo si stemperò come lavato dalla pioggia, e tra una cortina e l’altra riapparve luccicante la Loira, e i campi intorno alle sue rive, e una ragazzina che, preceduta da una lunga teoria di preti intonanti il Veni Creator, si era fermata a pochi passi da lui e lo aveva aspramente rimproverato:

«Siete voi il Bastardo d’Orléans?»

Jean de Dunois, ovvero il Bastardo di Orleans

«Lo sono, e mi rallegro del vostro arrivo.»

«Io non mi rallegro affatto!» aveva esclamato, incollerita di non essere stata inviata subito in battaglia; del resto, da giorni il vento era contrario alla navigazione sul fiume, ma quando il Bastardo glielo aveva fatto notare, la ragazza non aveva fatto altro che guardare la cima del suo stendardo: e il vento era girato immediatamente! Giorni lontani, giorni di poesia, giorni d’incanto! Un maggio di luce e di gloria in cui tutte le speranze, la fede, la gioia, si erano mutate in realtà, e l’arrivo di Giovanna era stato l’inizio di ogni meraviglia.

Il Bastardo tornò di malavoglia al bosco che scuriva nell’imbrunire, e si ritirò per la notte, ma non riuscì a prendere sonno facilmente. Infine chiuse gli occhi e, nei sogni, tornò a quella luce e a quell’incanto che così malvolentieri aveva abbandonato. Fu risvegliato all’alba. Il sole dietro di lui sembrava malato e inconsistente; la luce, flebile, era venata di sottili, alte, nuvole.

Xaintrailles gli annunciò che aveva predisposto, secondo i suoi ordini, una fitta rete di cavalieri appiedati nel tentativo di catturare qualche soldato inglese che si fosse arrischiato fuori le mura.

Il Bastardo assentì, e chiese altro vino. Il tempo sembrava non passare mai in quella fine di maggio malata e in cui persino il cielo aveva perso il suo splendore.

I soldati presero a strisciare sotto gli alberi, in un silenzio irreale, lasciandolo solo coi suoi ricordi, le imprese, la gloria, la libertà.

Infine, quando il mezzogiorno si avvicinava, una pattuglia scortava con sé un godon, un soldato inglese catturato appena fuori le mura, le mani legate dietro la schiena. I due cavalieri che lo affiancavano traducevano poco per volta, via via che le informazioni gli uscivano stentate dalla bocca, e d’un tratto il Bastardo sentì un brivido lungo la schiena: un’enorme quantità di legna era stata accatastata nella piazza del Vieux–Marché, e il palo rizzato al di sopra.

Il Bastardo non perse un istante: gridò a gran voce e radunò la compagnia ai suoi ordini: per strano che fosse, Xaintrailles era nell’avanguardia; non avrebbero potuto aprire una breccia nelle mura e, forse, sarebbero morti tutti: ma lo avrebbero fatto volentieri, senza esitare, per Giovanna.

Abbassò la mano per ordinare la carica, e mentre il cavallo prendeva velocità, un grido altissimo si levò dalla Città: «Gesù!»

Era la voce di Giovanna, anche da quella distanza, chiara e limpida come quella di un Angelo.

Un bagliore e un fumo improvviso si levarono da Rouen in una colonna che s’innalzava fino al cielo. Il Bastardo si fermò.

Le spade caddero dalle mani dei suoi uomini.

Arrivavano troppo tardi. Giovanna aveva raggiunto i suoi amici del Paradiso.

*   *    *

Sono trascorsi gli anni, e ognuno è stato celebrato dal Bastardo come un dono dall’Alto fatto da Giovanna, sino al momento in cui non avrebbe potuto rivedere il suo sguardo innocente, la pelle pura, i capelli corvini, al cospetto dell’Altissimo. Ora, agli ordini del re, è incaricato di prendere la città di Bayonne, ancora in mano inglese: più di vent’anni lo separano da quei ricordi, meno di  un pomeriggio è trascorso ai suoi occhi; eppure, mentre cavalca, riconosce un meraviglioso scintillare del cielo, quasi fosse trapunto di stelle in pieno giorno, quasi che il sole festante inviasse benedizioni e incanti sul mondo; ferma il cavallo nel mezzo della pianura erbosa e guarda in alto. Ed ecco: nel mezzogiorno sembra levarsi una bianca aurora: è una candida croce coronata che sovrasta il paesaggio e, a poco a poco, si trasforma in fiori di giglio che si disperdono come bianche farfalle nel vento.

Il bastardo si volta: sul limitare del bosco, una figura di un biancore abbagliante; in mano uno stendardo, sul viso un sorriso amico e raggiante: Giovanna la Pulzella gli indica la strada.

Dall’alto dei Cieli, la musica benedicente si riversa sulla terra, luce e suono al contempo, e il Bastardo ne è immerso, né mai più ne sarà abbandonato per tutta la sua vita.

Santa Giovanna d’Arco, Place de Pyramides, Parigi

A San Bernardino, a Torino

In questo tempo di Quaresima, noi Inkiostri partecipiamo a un’iniziativa organizzata dalla Parrocchia di S. Bernardino, dei Frati Minori, a Torino. Si tratta di un percorso in quattro serate più una conclusiva, che si tengono nei martedì dal 28 febbraio al 28 marzo compresi, alle ore 21. Nei primi quattro incontri, alcuni nostri sodali creeranno e presenteranno delle meditazioni che, a partire da “oggetti” che si incontrano nelle narrazioni evangeliche della Passione di Cristo, possano aiutarci a entrare più profondamente nel mistero pasquale, anche in dialogo con la letteratura e l’arte che caratterizzano la nostra in modo più evidente. Le serate sono aperte dall’intervento di uno dei frati francescani della parrocchia, che a sua volta individua un elemento del Crocifisso di San Damiano legato alla tematica della serata.

Croficisso di Santa Chiara
Basilica di Santa Chiara, Assisi

Il primo incontro si è tenuto il 28 febbraio: Chiara Bertoglio ha parlato del contrasto fra le “vesti regali” di Cristo e il grembiule (o meglio l’asciugamano) della lavanda dei piedi. La sua meditazione, che potete trovare qui, è stata introdotta da una presentazione in cui fra Francesco Grassi ha spiegato il significato e l’importanza del linteum, il “panno” indossato dal Cristo crocifisso nell’icona di San Damiano.


Il prossimo appuntamento è previsto per martedì 7 marzo, in cui il tema sarà quello del “gallo” che annuncia il rinnegamento di Pietro; a presentarlo saranno Ives Coassolo, Davide Gorga e Giovanni Soppelsa, mentre la fraternità di S. Bernardino sarà rappresentata da Fra Dario Fucilli. Gli appuntamenti successivi si concentreranno sullo sguardo femminile (a cura di Maria Finello ed Erica Gavazzi, il 14 marzo) e sulla lancia del soldato (Daniele Barale, Valentina D’Antona, Chiara Nejrotti e Patrizio Righero), con la partecipazione di Fra Raffaele Casiraghi.

Infine, il 28 marzo, un “concerto-meditazione” animato dalla nostra sezione junior, i “Creativi”: brani musicali fra cui pezzi dallo Stabat Mater di Pergolesi, l’Ave verum di Mozart, brani di Bach, Palestrina e Tallis saranno suonati e cantati da un giovane ensemble, in alternanza a meditazioni tratte dai Vangeli della Passione. Vi aspettiamo numerosi, e nel frattempo ecco qui il video del primo incontro!