Incipit

Ogni tanto tra noi facciamo dei concorsi letterari. Concorsi veri e propri, con un bando, un regolamento (la cui interpretazione di solito è abbastanza flessibile), scadenze, fase di voto, proclamazione dei vincitori: scritto così sembra gran cosa, in realtà è tutto molto familiare e divertito. Delle volte questi concorsi portano a dei risultati più concreti (La Compagnia dell’Oste e I sentieri del Nizhar sono nati così), altre volte si esauriscono nel piacere di avere scritto e letto qualcosa ed esercitato un poco l’artigianato creativo.

Ultimamente ci siamo approcciati ad un preciso genere letterario: quello dell’incipit. Ogni grande romanzo ha un grande incipit (si tratti di tizi che vagano in una selva oscura, capi achei di cattivo umore, languide discussioni francofone in palazzi pietroburghesi, conigli in ritardo che finiscono dentro una tana), ma scrivere un grande romanzo è spesso un grosso impiccio: più pigramente, ci siamo limitati a pensare le prime pagine di una storia, immaginando che quella storia fosse poi esistente.

Se ci seguite su Facebook avrete già visto qualcosa: abbiamo chiesto ai nostri aficionados di leggere (se ne avessero avuto il garbo ed il piacere) i nostri incipit (li trovate anche ora sul nostro sito. Se non li avete letti: correte!), ponendo a tutti una domanda: quale preferireste venisse poi scritto per davvero?

Ci avete dato una risposta! Il prescelto è…

Le lucciole“, di Patrizio Righero!

Lo vedremo mai per intero, un giorno? E chi lo sa, chi lo sa!

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