Ogni tanto, quando ci capita, presentiamo (e presenteremo) alcuni libri che ci sono piaciuti (al di là dei nostri, ovvio). La nostra Chiara Bertoglio ci presenta qui Piedi di cerva sulle alte vette di Hanna Hurnard.
Piedi di cerva sulle alte vette di Hannah Hurnard (ed. Gribaudi) è un libro decisamente sui generis e difficilmente incasellabile. È una narrazione della vita spirituale e mistica, ispirata al Cantico dei Cantici, e narrata in modo decisamente avvincente sotto forma di una specie di romanzo di formazione. I personaggi sono di vario tipo: c’è il Cristo, chiamato sempre “il Pastore”; gli altri personaggi sono invece allegorici, o meglio personificazioni di tratti del carattere delle persone o di problemi della vita spirituale. La protagonista femminile si chiama infatti Timorosa, e il suo cammino sarà ritmato da tappe progressive, spesso difficili e ardue, descritte con perizia letteraria, in cui gli ostacoli della vita spirituale sono simboleggiati da paesaggi ostili o di arduo superamento.
Ad accompagnarla, due guide che il Pastore le dona, e verso le quali dapprincipio Timorosa sente una profonda avversione; in realtà, camminando insieme, diventeranno amiche. Tutte e tre saranno trasformate dall’esperienza, in modo tanto radicale da cambiare persino il proprio nome.
Il fascino del Pastore seduce Timorosa, che viene raffigurata come la Sposa del Cantico dei Cantici – ma una sposa “in fieri”, per così dire, una sposa che deve conquistare, passo dopo passo, e nella collaborazione fra la Grazia divina e il suo impegno, quella bellezza che il Pastore ha visto in lei ben prima che fosse evidente a un osservatore obiettivo. Nonostante i difetti del suo carattere, tuttavia, Timorosa è mossa da un grande amore per il Pastore: amore che la spinge a “buttarsi” in un’avventura complessa, superando l’avversione dei suoi parenti, e diretta al paesaggio incantato delle Alte Vette, in cui sarà trasformata ma di fatto diventerà pienamente se stessa.
Se il linguaggio allegorico può dapprincipio lasciare un po’ perplesso il lettore di oggi (lo stile sembra un po’ mutuato dal Pilgrim’s Progress), l’autrice tuttavia ha un modo di narrare che conquista, e una profondità spirituale innegabile. Altro aspetto molto positivo del libro è la quantità dei riferimenti biblici, tratti soprattutto dal Cantico ma anche da altri libri dell’Antico e del Nuovo Testamento; essi conferiscono una solidità spirituale non scontata alla narrazione.
Il libro può quindi essere consigliato a chi si affaccia alla vita spirituale o a una scelta vocazionale, se si sente a suo agio con una narrazione simbolica, non del tutto consueta ma svolta con coerenza e intensità.